Tossani Insieme: La sig.ra Tosca, lasciata sola dal personale della casa di riposo

Erano le ore otto del mattino quando il cellulare di Marina squillò con l’opzione silenzioso mentre in auto stava accompagnando la figlia a scuola. Non riuscì a sentire la chiamata e appena lasciata la bimba davanti ai cancelli della scuola, risalita in auto richiamò il numero che le risultava dalla chiamata persa sullo schermo del telefono. Lo aveva già riconosciuto quel numero, perché era quello della casa di cura per anziani dove era ospite da ormai un anno sua madre Tosca, ottantanovenne, da quando la demenza senile non le consentiva più di essere autonoma e soprattutto dopo che una malattia cronica al sistema motorio non le permetteva più di muoversi senza essere aiutata.

Rispose la responsabile di sala, che le chiese di raggiungere la struttura perché sua madre, al mattino presto, cercando di andare in bagno, era caduta e aveva battuto la testa sul pavimento lungo il corridoio delle camere e che, in quel momento, vi era con lei del personale sanitario e che non erano certi di riferire con precisione sulle sue condizioni.
Marina partì subito, chiamò in ufficio dicendo che non sarebbe andata al lavoro quella mattina e avvisò strada facendo suo fratello Carlo.

Trenta chilometri di distanza fino alla casa di cura fuori Padova, circa mezz’ora di auto con il traffico, e con tanta agitazione e preoccupazione arrivò, entrò nell’atrio, e non fece in tempo a chiedere di nessuno perché Paola, la responsabile di turno presso la struttura quella mattina, le andò subito incontro dicendole che dieci minuti prima sua madre Tosca era morta per trauma cerebrale.
Marina non è in grado di ricordare le sue sensazioni di quel momento, non riesce a raccontarle, ricorda solo che la fecero sedere, le portarono dell’acqua e dopo poco arrivò suo fratello Carlo.

Passarono alcuni giorni, alcune settimane, e infine Marina trovò la forza e lucidità per domandarsi come era successo e perché sua madre stava percorrendo da sola quella mattina il lungo corridoio fino al bagno.
Quando avevano ricoverato sua madre nella casa di cura avevano consegnato tutta la sua cartella clinica ed era stata sottoposta a delle visite mediche, le cui risultanze purtroppo, per distrazione e fretta, assorbita dalla frenesia del suo lavoro e della sua famiglia, aveva letto con superficialità nella parte in cui si precisava che sua madre non era in grado di essere lasciata sola.
Questa domanda la portò a chiedersi chi era di turno quella notte fino all’alba, e come mai non vi era un inserviente fuori dalle camere nel corridoio a vigilare e a rispondere ad eventuali chiamate degli ospiti: domande per le quali, tuttavia, non sapeva che strada percorrere per trovare una risposta vera e sincera da parte della casa di cura, la quale, alle prime telefonate di Marina nei giorni successivi, non aveva mai dato riscontro.

Marina ne parlo con suo fratello Carlo, che anni prima era un ex collega di lavoro del nostro consulente Tossani della sede di Cavarzere, e così lo chiamarono.
Il giorno successivo fratello e sorella vennero ricevuti presso la nostra Direzione Tossani di Bologna, e quanto meno in merito ai passi successivi da fare, ricevettero subito delle spiegazioni e la nostra area tecnico liquidativa si attivò immediatamente.
In primo luogo Marina, su suggerimento dei nostri collaboratori, presentò una querela in Procura della Repubblica: i fatti erano chiari se si relazionava il contenuto della cartella clinica, della relazione medica al momento del ricovero, e la circostanza incontrovertibile che la sig.ra Tosca quella mattina all’alba era andata da sola in bagno.
La segreteria della Tossani contestualmente, nell’interesse di Marina e Carlo, indirizzava espressa richiesta di risarcimento dei danni morali alla casa di cura chiedendone le coperture assicurative.
Nell’arco di una decina di giorni, i Carabinieri su indagini delegate dalla Procura procedettero ad indagini investigative direttamente presso la struttura.

Intanto la casa di riposo rispondeva comunicandoci, senza altro precisare, i riferimenti della sua Compagnia di Assicurazione.
Passarono quattro mesi fatti di silenzio, fra la segretezza delle indagini delle Autorità e l’omertà del legale rappresentante della casa di riposo, fino a che il Pubblico Ministero tramite la sua Cancelleria non inviò al avvocato penalista fra i nostri fiduciari a cui Marina aveva assegnato nomina di persona offesa, l’avviso della chiusura delle indagini, l’informazione che aveva richiesto il rinvio a giudizio di tre persone fra il personale della struttura, oltre che comunicare la possibilità di andare a fare copia di tutti gli atti istruttori.
Una volta reperiti, gli atti furono inoltrati dalla nostra Direzione Tecnica all’ufficio sinistri della Compagnia di Assicurazioni, che a differenza del comportamento iniziale della casa di riposo, dopo un sola settimana si rese disponibile ad iniziare una trattativa per la liquidazione del danno morale subito da Carlo, Marina e dalla sua bimba, la nipotina della povera sig.ra Tosca.

La disponibilità della controparte ad iniziare delle trattative, e l’ammissione che si trattava con evidenza di un profilo di responsabilità per culpa in vigilando, tuttavia non furono seguite e caratterizzate da un approccio corretto da parte di quest’ultima nelle modalità di quantificazione del danno, e il dialogo per trovare un accordo con la nostra area tecnico liquidativa non fu affatto scontato e semplice.
Trattandosi infatti del decesso di persona di quasi novanta anni, il servizio sinistri della Compagnia di Assicurazioni intendeva applicare nella quantificazione e liquidazioni dei danni morali subiti dai figli e della nipotina, i criteri riconducibili, per altro in modo molto vago, confusionario e poco suffragato da coerenza giuridica, ai principi di perdita di chance di sopravvivenza, perdita di occasione di una buona qualità del periodo residuale di vita, e addirittura richiamandosi ai parametri usati in giurisprudenza per il cosiddetto “ danno al grande anziano”, principio noto alla medicina legale nel caso di lesione a persona in età molto avanzata.
Tutti criteri e principi che comportano in percentuale un abbattimento dell’importo da risarcire e liquidare, ma non compatibile e applicabili al caso della sig.ra Tosca, che pure essendo molto anziana e non in salute non era comunque affetta da patologia che in modo conclamato facesse ritenere una morte prematura rispetto a quella che sarebbe sopraggiunta naturalmente, e soprattutto non si poteva fare riferimento ad un peggioramento della qualità della vita residua dell’anziano, perché purtroppo non aveva subito una lesione grave, essendo deceduta dopo poche ore dall’evento.

Fare comprendere alla controparte l’infondatezza di quanto affermava non fu semplice per la nostra Direzione Tecnica, tanto che si tennero molti contatti e sessioni di trattativa e soltanto il paventare un contenzioso civile da parte nostra, indusse il servizio sinistri della Compagnia di Assicurazione, trattandosi di tematiche giuridiche molto complesse, a rivolgersi in via riservata al parere del loro avvocato civilista fiduciario centrale, che dobbiamo riconoscere per onestà professionale, confermò alla sua mandante che avevamo ragione e sconsigliò di affrontare la inevitabile causa.

L’accordo fu raggiunto e Carlo, Marina e la sua bimba furono quindi risarcite con un importo rapportato certamente alla età della sig.ra Tosca, tuttavia corretto, proporzionato, e soprattutto non decurtato in modo arbitrario.
La sig.ra Tosca aveva quasi novanta anni, si incamminava verso la fine della sua vita, ma questo non incide in ogni caso mai sulla sofferenza dei congiunti superstiti, poiché l’età avanzata del deceduto è sicuramente un parametro per quantificare il risarcimento del danno, che tuttavia in questi casi non è a favore del danneggiato diretto purtroppo venuto a mancare, ma è favore dei suoi congiunti più stretti, il cui dolore non cambia e non è diverso, minore oppure maggiore a seconda del suo stato di salute.

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