Facebook: commenti inopportuni e diffamazione
Profilo Facebook e commenti inopportuni: quando diventa diffamazione?
Una donna commenta con frasi offensive ed oltraggiose un post tramite il suo profilo Facebook. La Corte d’Appello di Lecce la condanna obbligandola al risarcimento del danno nei confronti della parte lesa.
In seguito a tale verdetto, la protagonista della vicenda ricorre in Cassazione chiedendo l’annullamento della precedente sentenza. Per la ricorrente, infatti, l’accusa non aveva debitamente verificato l’indirizzo IP da cui proveniva la frase diffamatoria che, pertanto, non poteva esserle attribuita con certezza.
Di fronte a tale obiezione la Suprema Corte riesamina la precedente decisione
I Giudici di merito, pur avendo condannato l’imputata basandosi su elementi indiziari definiti “concordanti e gravi” (ovvero la denuncia della parte lesa, corredata dalla stampa di una schermata contenente il commento denigratorio associato al profilo Facebook della donna), non hanno appurato che l’IP coinvolto nella vicenda corrispondesse a tutti gli effetti al profilo della condannata, né hanno tantomeno verificato i tempi e gli orari della connessione alla rete e alla piattaforma.
La motivazione della Corte d’Appello viene dunque ritenuta insufficiente ed illogica.
Ne consegue l’annullamento della sentenza con rinvio ad altra sezione per un nuovo esame.
Corte di Cassazione, sez. V Penale, sentenza n. 5352/18; depositata il 5 febbraio.
Cos’è un indirizzo IP?
L’indirizzo IP (Internet Protocol) è un codice numerico univoco che identifica ogni singolo device connesso a una rete informatica: sia che si tratti di un computer, di uno smartphone o di un hard disk di rete.
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